La creazione di un Osservatorio sulla libertà di stampa a Conselice non è una decisione che può sorprendere. Si tratta, infatti, della naturale evoluzione di un percorso cominciato nel 2006 con l’inaugurazione del monumento alla libertà di stampa. Quella macchina da stampa a pedale, custodita in piazza sotto una teca, non è soltanto un tributo alla memoria di quanti, durante la Guerra di Liberazione dal nazifascismo, misero a repentaglio la propria vita per confezionare e diffondere fogli clandestini che riportavano notizie sull’attività del Cln. Quel pezzo da museo è un monito per tutti a non considerare acquisiti per sempre i diritti e le libertà.
Non è soltanto la storia del ‘900, con i drammi e le tragedie che hanno sconvolto il mondo, a dimostrarlo. È anche, e soprattutto, la storia recente a ricordare che non bisogna mai abbassare la guardia. Ancora oggi risuonano come attuali le parole di Mario Borsa, giornalista che oppose una fiera resistenza alle leggi fasciste sulla stampa e fu direttore del Corriere della Sera nel periodo fra il 25 aprile 1945 e l’agosto del 1946. “La libertà di stampa è tutto – ammonì – E’ inutile parlare di libertà di coscienza, di libertà di riunione, di guarentigie costituzionali, di istituzioni parlamentari, di indipendenza della magistratura, di purezza dell’amministrazione pubblica, se non si mette a base di tutto ciò la libertà di stampa, cioè la libertà di pensare, di scrivere, di controllare, di criticare, di correggere, di consigliare e, occorrendo, di denunciare”.
Nell’Italia repubblicana la stampa è libera, ma sempre più spesso non lo sono i giornalisti. Minacce, aggressioni e violenze fisiche sono all’ordine del giorno. Senza contare i bavagli presenti nel sistema. Dalla sopravvivenza del carcere come pena per il reato di diffamazione a mezzo stampa all’assenza di una norma di contrasto alle cosiddette liti temerarie o querele bavaglio. In quest’ultimo caso, si tratta di vere e proprie minacce e intimidazioni al diritto di cronaca e al diritto dei cittadini ad essere informati.
In un contesto generale in cui il lavoro è sempre più precario e la dignità della professione e delle persone viene quotidianamente calpestata da editori che, salvo poche eccezioni, hanno abbandonato investimenti e politiche di innovazione per abbracciare la logica perversa dei tagli dei costi e della riduzione dei posti di lavoro, gli attacchi alla stampa e le aggressioni ai giornalisti non fanno quasi mai più notizia. Il fenomeno è tutt’altro che marginale e, insieme con le criticità rappresentate da leggi di sistema antiquate e da un mercato del lavoro monopolizzato dal lavoro precario, giustifica la posizione poco onorevole occupata dall’Italia nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa.
A fronte di fenomeni sempre più preoccupanti, non manca la risposta dello Stato. Ad oggi ventitré giornalisti sono sotto scorta perché minacciati di morte da gruppi criminali o da formazioni che si richiamano espressamente al nazifascismo. Le aggressioni e gli episodi di violenza di cui sono vittima i giornalisti, purtroppo, sono sempre più all’ordine del giorno. Per questa ragione, già nel 2017, per iniziativa del ministero dell’Interno, è nato il Centro di coordinamento e di monitoraggio sugli atti intimidatori nei confronti dei cronisti, di cui la Fnsi, insieme con l’Ordine dei giornalisti, è parte integrante.
L’attività del Centro di coordinamento consente di individuare e denunciare gli autori delle minacce e delle violenze nei confronti dei cronisti. A questa attività potrà affiancarsi con successo quella del neonato Osservatorio di Conselice perché, oltre alle iniziative a livello centrale, sono fondamentali le azioni positive sui territori. Il contrasto alle violenze e alle minacce nei confronti dei giornalisti richiede un salto di qualità. Oltre a individuare e denunciare i colpevoli, occorre far sì che si giunga a sanzioni esemplari. Da alcuni anni, la Fnsi, insieme con le Associazioni regionali di Stampa, ha intrapreso la buona pratica di costituirsi parte civile nei processi penali in cui sono imputati coloro che hanno minacciato o colpito i giornalisti. Non si tratta soltanto di un atto di vicinanza alle vittime dei reati, ma anche e soprattutto di un messaggio all’opinione pubblica. Chi minaccia un giornalista, infatti, vuole indebolire l’informazione e, con essa, il diritto dei cittadini ad essere informati. La buona informazione è pilastro di ogni democrazia. Per questo occorre impegnarsi ad ogni livello per difendere l’informazione e le istituzioni democratiche. L’Osservatorio di Conselice, da questo punto di vista, ha tutte le carte in regola per diventare un avamposto nella difesa della libertà e dei diritti dei giornalisti. Soprattutto se, in collaborazione con l’Associazione della Stampa dell’Emilia Romagna e con la stessa Fnsi, saprà distinguersi non soltanto nell’attività di denuncia, ma anche nel sensibilizzare l’opinione pubblica. La Giornata per la libertà di stampa che il primo ottobre di ogni anno si celebra a Conselice può diventare il punto di partenza di iniziative che tengano insieme la memoria degli eroi della libera stampa ai tempi della Guerra di Liberazione e la necessità di difendere i valori della Costituzione figlia della Resistenza. Dalla difesa delle libertà costituzionali, infatti, passa il nostro futuro di cittadini.