Marco Zavagli
direttore responsabile Estense.com
Ringrazio l’Osservatorio sulla libertà di stampa, il Comune di Conselice e il collega Paolo Amadasi per l’invito a testimoniare cosa succede nella città dove vivo e lavoro, Ferrara.
Premetto che sto parlando da imputato. Imputato per diffamazione aggravata. A querelarmi è stato il sindaco di Ferrara Alan Fabbri per un editoriale che ho scritto sul giornale on line che dirigo, Estense.com. Sappiamo tutti che nei fondi e negli editoriali il diritto di critica ha la sua massima espressione. Non è così nella città governata dalla Lega.
Nella mia modesta carriera ho avuto scontri aspri con colonnelli dell’Arma dei Carabinieri, con pubblici ministeri, con comandanti dei vigili del fuoco, con politici dei più disparati partiti o schieramenti – dai parlamentari ai consiglieri comunali -. Molti di loro mi hanno querelato. Non è piacevole, ma fa parte di questo mestiere. Per la cronaca, ho vinto tutte le querele.
Da qualche anno a questa parte, però, diciamo che l’uso della denuncia contro il sottoscritto, o le intimidazioni, sono diventati abbastanza all’ordine del giorno.
L’ultima in ordine di tempo, dicevo, riguarda un articolo in cui sostenevo, forte di dati e dichiarazioni mai smentite, che il sindaco Alan Fabbri, grazie alla sua imponente macchina comunicativa, che ho definito di propaganda (“propaganda” come quella che la sindaca Pula definisce “fastidiosa e nemica stessa dei valori democratici”https://www.osservatoriolibertadistampa.it/2022/04/29/paola-pula/), condizionava la visione del proprio operato verso gli elettori, nascondendo così presunte lacune nella sua capacità amministrativa.
Il pm chiese l’archiviazione, ma in sede di opposizione il gip, specificando che la decisione esulava da qualsivoglia ipotesi di mia colpevolezza, riteneva l’argomento degno di un dibattimento. Ora attendo il processo.
Sarà uno dei tanti ostacoli che si aggiungerà a quelli che io e la mia redazione ci siamo trovati di fronte in tempi recenti. Da quando cioè, al termine di una difficile inchiesta, difficile per il reperimento delle informazioni, riusciamo a scoprire il passato giudiziario del vicesindaco di Ferrara, Nicola Lodi, detto “Naomo”. Un passato contornato di vari reati.
Eravamo in piena campagna elettorale per le elezioni comunali del 2019. All’uscita del nostro articolo la Lega rispose con quello che diventerà il tristemente noto shitstorming. Shitstorming letteralmente significherebbe “tempesta di m***a”. Meno prosaicamente possiamo definirlo un massivo incitamento al linciaggio mediatico. Serve a scalfire la credibilità di un giornalista, di un articolo o di una testata attraverso commenti negativi e/o offese e insulti a raffica.
Come se non bastasse il vicesindaco sulla sua pagina Facebook ci ha definito “vermi”, “squallidi”, al soldo di qualche partito. Per queste vicende l’ho querelato. A distanza di tre anni deve ancora iniziare il processo per quei fatti.
Scoprimmo in seguito che a dirigere quello shitstorming era stato Michele Lecci, attuale portavoce del sindaco. Per quella condotta Lecci è stato sanzionato dall’Ordine dei Giornalisti, che ha definito la sua azione, tesa a “orientare subdolamente il comportamento dei lettori”, “lesiva dei doveri deontologici del giornalista perché viola i principi fondamentali di decoro e dignità che devono sovrintendere ogni azione”.
All’epoca Fabbri, nel segreto della chat della Lega (che vennero diffuse in seguito da Estense.com), applaudì all’impresa, affermando che per lui l’unica cosa che contava era il risultato finale. “Ottimo! siete fantastici! avanti verso la vittoria!” o ancora “Tranquilli! Non conta nulla se non il risultato finale. Calma e sorriso sulla faccia”. Queste le sue parole.
Qualcuno in consiglio comunale, alla luce del provvedimento deontologico dell’Ordine dei Giornalisti, chiese al sindaco Fabbri se ritenesse ancora di avallare l’operazione del suo portavoce e congratularsi per il suo risultato.
Il sindaco Fabbri, di fronte ai suoi cittadini, rispose tranquillamente di sì.
Difficile anche fargli delle domande dirette, visto che in una occasione rispose a un nostro cronista che con Estense.com avrebbe parlato solo quando avessimo incominciato a “trattare le persone da esseri umani”. Non ho il privilegio di sapere cosa intenda Fabbri per essere umano.
Anche perché devo dire che non è piacevole che il tuo sindaco ti insulti via Whatsapp dandoti dello “st***o”, del “paladino del nulla”, della “testa di c***o” perché hai scritto qualcosa che non gli garba. Più fastidiose devo dire le telefonate notturne, quando con un linguaggio alterato mi svegliava dal sonno per riempirmi di insolenze.
Devo dire, con un certo rammarico, che se è vero che è importante la solidarietà della categoria, come è stato detto proprio a Conselice in occasione della presentazione del sito dell’Osservatorio, a Ferrara non si è alzata una voce pubblica a difendermi o chiedersi cosa stesse succedendo.
Felice eccezione quella di Dalia Bighinati di Telestense che, in un servizio per la televisione che dirige, ha detto che è diritto di un giornalista fare domande, anche scomode, a un politico. Evidentemente c’è stato bisogno di sottolinearlo perché a Ferrara forse non è così pacifico.
Devo ringraziare invece l’Aser, che mi ha sempre difeso. Una difesa che ha indispettito spesso il sindaco Fabbri.
Un secondo shitstorming è arrivato dopo un altro articolo critico sul vicesindaco. Avvertivo che poteva creare imbarazzi istituzionali avere una persona pluripregiudicata in quel ruolo: in rete, principalmente su Facebook, venne diffusa la mia foto, con una scritta che faceva intendere che rubassi i contributi dei miei collaboratori, cosa – tra l’altro – tecnicamente impossibile. Con mio rammarico la procura non ha inteso perseguire coloro che aiutarono la diffusione.
Ancora Lodi, nel marzo 2020, fece un sondaggio sulla propria pagina per chiedere ai suoi sostenitori se non fosse il caso di interrompere l’invio di comunicati e informazioni istituzionali a Estense.com.
Prima di allora Lodi, in quel momento segretario comunale della Lega (era l’aprile del 2018), mi aveva querelato e aveva chiesto 100mila euro di risarcimento per un articolo in cui, forte di due testimoni oculari, avevo scritto che fermava i passanti per strada, passanti di colore, per chiedere i documenti.
C’è stato poi un noto affezionato sostenitore del sindaco che mi ha augurato pubblicamente, sempre su Facebook, di veder morire i miei familiari di cancro, figli compresi.
Sicuramente mi sfugge qualcosa in questa lunga e noiosa sequela di accadimenti. Posso concludere dicendo che le intimidazioni, quelle passate e – temo – quelle future, non ci impediranno di continuare a fare quello che il nostro lavoro ci impone: fare informazione.