Per un attimo, in un momento così drammatico per quanto sta accadendo in Europa, mi piacerebbe iniziare questa mia breve riflessione dalle bambine che, nelle campagne conselicesi, tra giochi e sassolini avvertivano gli stampatori dei pericoli che la guerra di liberazione si portava dietro. Uno, quattro, due sassolini fatti cadere dentro il rifugio dove si stampavano volantini e giornali del CNL come in un codice non scritto che rivelava la presenza di qualche tedesco invasore nelle nostre campagne. In qualche modo sono loro i simboli di una libertà faticosamente ritrovata assieme alle decine di donne che con la loro bicicletta permettevano la distribuzione degli stampati per tutta la Romagna, il bolognese ed il ferrarese ed anche oltre. Sullo sfondo la solidarietà di tutti coloro che avevano chiaro che da lì passava ogni speranza di arrivare alla pace e di sviluppare quel percorso democratico che ci ha portato, oggi, a rendere epica questa vicenda partigiana che ha caratterizzato il nostro territorio.
Forse poteva sembrare solo propaganda, ma era qualcosa di necessario in una popolazione narcotizzata da vent’anni di regime fascista che ci aveva portato allo sfascio di ogni relazione umana. Ed è partendo da quei sassolini che oggi riaffermiamo la necessità di difendere il valore decisivo di quella libertà di stampa che al pari della libertà di pensiero era uno dei motori della semplice ribellione di quanti hanno sacrificato la loro vita per il nostro sviluppo … Non ci è bastato quindi una celebrazione annuale attorno al monumento, creato nel 2006, dedicato a quella vicenda epica ed al valore della libertà di espressione.
Con la presentazione del nuovo sito dell’Osservatorio sulla libertà di stampa diamo corpo ad un progetto costruito assieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana ed all’Associazione Stampa dell’Emilia Romagna con l’obiettivo di liberare l’informazione da quella coltre di propaganda, fastidiosa e nemica stessa dei valori democratici. E seguendo gli ideali degli stampatori fucilati il 30 settembre del ’44 nel poligono di tiro di Bologna, vogliamo proteggere i tanti giornalisti che con onestà intellettuale operano sul delicato terreno dell’informazione, vivendo anche nella precarietà economica o minacciati per le loro indagini sugli intrecci tra criminalità e politica e sul revanscismo nazifascista che in questi ultimi anni cerca una propria legittimazione, in una democrazia come la nostra che se pur in difficoltà ha molte risorse per esprimere una sua nuova modernità.